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gruppo porta giovanni giangrecoCarlo d’Angiò, incoronato Re di Sicilia nel 1265, su proposta del Papa Urbano IV, per contrastare la famiglia degli Svevi, dopo la morte di Corradino, si dedicò alla repressione della rivolta e dei feudatari pugliesi che avevano riconosciuto la legittimità imperiale di Manfredi prima e di Corradino poi.

Ultima a cadere, fra le città antiangioine, fu Gallipoli, dove avevano trovato rifugio o erano pronti all’ultima difesa molti feudatari salentini, fedeli a Corradino di Svevia. Fra questi il feudatario Angelo di Scorrano, che fu impiccato, dopo la resa di Gallipoli il 4 aprile 1269. Il giustiziere di Terra d’Otranto ricevette l’ordine di incarcerare le mogli e i figli di quanti si erano asserragliati nella città. La moglie di Angelo Honia (Emma) e le figlie Audisia, Mabilia e Isolda furono affidate a Rainone di Cagnano e Giovanni di Matteo, due cittadini di Nardò, fedelissimi di Carlo d’Angiò.

Con la caduta di Gallipoli gli ultimi focolai di rivolta vennero definitivamente spenti. La nuova
dinastia sostituì gran parte della vecchia feudalità, confermando la nobiltà che si era· schierata dalla sua parte e investendo numerosi signori di origine francese, tanto da far ipotizzare una colonizzazione francese del Regno di Sicilia su vasta scala.

Carlo d’Angiò affidò il feudo di Scorrano a Giovanni Galardo de Saumeriaco[1]. Nei Registri del re Carlo, custoditi negli archivi angioini, il nostro feudatario viene annotato con i seguenti dati: “Saumery (Jehan Goulart ou Galard de), fils du précédent (Johannes de Saumery), chevalier terrier de l’Hôtel, châtelain de château. 1268-1284[2]. Non ci deve meravigliare il riferimento a cognomi che sembrano diversi, perché, come da nota alla Tavola alfabetica generale dei Registri di Re Carlo 1°, il nome di uno stesso personaggio qualche volta assumeva forme diverse, essendo stati i cognomi francesi latinizzati o perfino tradotti dai funzionari della Cancelleria.    

Il casale di Scorrano, nel 1291, passò alla famiglia nobile dei De Noha. Amilcare Foscarini, nel suo libro sulle famiglie nobili di Terra d’Otranto, descrive così la famiglia nobile dei De Noha:

“Antica e nobile famiglia, le cui più remote e certe memorie risalgono al 1253, nel quale anno viveva in Lecce un Pietro de Noha, e che probabilmente, prese il cognome dal Casale Noha del quale tenne il dominio. Essa si diramò e godette nobiltà in Lecce, Galatina, Nardò, Taranto e Matera. In Lecce si estinse nel sec. XVII …Possedette questa Casa i feudi di Anfiano, Riggio e S. Nicola, Graciliano, Nicoletta, Specchiarosa e Pompigliano … e i casali di Collepasso, Scorrano, Caballino, Noha, Francavilla (presso Scorrano) e Padulano che, nel 1291, stavano sotto il dominio di Pietro de Noha, e dei quali il terzo fu confermato, il 2 dicembre 1323, da Gualtiero VI di Brienne a Goffredo de Noha, e i tre successivi, nel 1353, erano soggetti a Guglielmo de Noha che possedeva anche il Casale di S. Gacomo del Gualdo[3]

Notizie un po' più dettagliate su questo feudatario vengono fornite da Luigi Antonio Montefusco nel suo libro Le successioni feudali in Terra d’Otranto[4].

Notizie storiche a cura di Bruno Nicolardi


[1] Luigi Antonio MONTEFUSCO, “ Le successioni feudali in Terra d’Otranto”, Lecce, 1994

[2]  Paul DURRIEU, Les Archives angevines de Naples – Étude sur les registres du roi Charles 1er (1265-1285), Tome Second, Paris, Ernest Thorin Éditeur, 1887, pag. 266

[3]Amilcare FOSCARINI, Armerista e notiziario delle famiglie nobili, notabili e feudatarie di Terra d'Otranto (oggi province di Lecce, di Brindisi e di Taranto) estinte e viventi Lecce,Primaria tip. La Modernissima, 1927

[4] Luigi Antonio MONTEFUSCO, “Le successioni feudali in Terra d’Otranto”, Lecce, 1994 “… a cui lo tolse nel 1269 Carlo I° d’Angiò per restituirlo, poi, a suo figlio, altro Giovanni, nel 1275. Alla morte improle di questo secondo Giovanni, ritornato il feudo alla R. Corte, ne fu investito nel 1291, quale suffeudatario del Principe di Taranto, di cui faceva parte Scorrano, Pietro de NOHA”